
Il fenomeno del turismo delle radici in Italia
Autore: Adele Camerini
Data: 11-06-2025
Il turismo delle radici viene definito come quel particolare turismo “generato dai migranti che si recano in vacanza nel loro paese d’origine o dai loro discendenti che desiderano visitare e conoscere la terra d’origine della propria famiglia” (De Marchi e Mingotto, 2016). Questo particolare gruppo di turisti ha recentemente incuriosito gli studiosi come categoria a sé stante, guadagnando una crescente considerazione nell’ultimo decennio.
La decisione di focalizzare la tesi di ricerca su questo specifico gruppo di turisti è duplice. In primo luogo, il 2024 è stato dichiarato dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale l’Anno del Turismo delle Radici. Questa iniziativa ha previsto la realizzazione di attività ad hoc per i turisti delle radici, come itinerari appositamente studiati in tutto il paese, siti web dedicati (come Italea.com) e contatti con genealogisti per coloro che vogliono esplorare le proprie origini italiane e la storia della propria famiglia. In secondo luogo, i dati raccolti fanno riguardano un arco di tempo (2022-2024) nel quale, per la prima volta dalla pandemia, le conseguenze del Covid-19 non hanno più avuto un impatto significativo. La decisione di prendere in considerazione il mercato dei turisti statunitensi è stata motivata da due ragioni principali: i turisti statunitensi rappresentano il primo mercato per l’Italia in termini di spesa totale, rendendoli cruciali per il nostro settore turistico e, inoltre, si stima che circa 16 milioni di americani siano discendenti di immigrati italiani, costituendo un bacino significativo di potenziali turisti delle radici. Considerando, poi, le attuali crescenti tendenze migratorie verso gli Stati Uniti, gli italo-americani continueranno a essere una presenza importante nel Paese.
Dopo aver svolto un’ampia ricerca e analisi della letteratura esistente sul turismo delle radici, i suoi benefici, le connessioni con altri fenomeni turistici, la storia dell’emigrazione italiana e le determinanti della spesa turistica e del comportamento dei turisti, è stato individuato un gap nella letteratura. Gli studi esistenti sul turismo delle radici tendono a considerare questo fenomeno come isolato, senza metterlo in relazione con altri tipi di turismo o confrontarlo con i non turisti delle radici. Questa mancanza di confronto limita la comprensione del fenomeno a un semplice elenco delle caratteristiche dei turisti delle radici, senza far emergere differenze o punti in comune significativi.
L’individuazione del gap ha portato alla formulazione delle domande di ricerca: esistono differenze significative tra turisti statunitensi italo-discendenti e non italo-discendenti durante un viaggio in Italia (prima, durante e dopo) in termini di:
- Numero di viaggi e durata del soggiorno?
- Caratteristiche del viaggio, spese e attitudini future?
- Tipi di turisti? Scopo del viaggio e attività svolte?
Per rispondere a queste domande ho stato realizzato un sondaggio online rivolto ai turisti statunitensi che hanno visitato l’Italia tra il 2022 ed il 2024. Il sondaggio è stato strutturato in modo da ottenere due gruppi distinti, italodiscendenti e non-italodiscendenti, e comprendeva domande sulle caratteristiche del viaggio, sulle spese e sui comportamenti a destinazione per un totale di 29 domande, con l’aggiunta di altre 12 domande per conoscere meglio il segmento degli Italo Americani. Il sondaggio è stato distribuito principalmente attraverso i social media e all’approccio diretto di turisti statunitensi in Italia. Inoltre, è stato inviato ad associazioni italo-americane ed a contatti diretti con l’obiettivo di sfruttare una raccolta dati “a palla di neve”. Alla fine del processo, durato 37 giorni tra luglio e agosto 2024, le risposte valide ottenute sono state 208.
Le prime analisi statistico-descrittive svolte sul dataset hanno rivelato le seguenti caratteristiche principali: gli intervistati erano equamente distribuiti tra cittadini statunitensi italo-discendenti e non italo-discendenti, con una prevalenza di intervistati di sesso femminile (65%) appartenenti alla Generazione Z (41%). Il campione è risultato ben istruito, con almeno l’84% dei rispondenti in possesso di una laurea di primo livello, e relativamente benestante, con il 30% dei rispondenti avente un reddito annuo superiore a $130.000. Di seguito i grafici completi:
Successivamente, attraverso l’implementazione di t-test, test non parametrici (confronto di mediane) e test ANOVA, sono emerse differenze significative, descritte dal punto di vista del segmento degli italodiscendenti. I turisti Italo Americani hanno dichiarato un maggiore grado di legame affettivo con l’Italia, una maggiore disponibilità a consigliare un viaggio in Italia ed una maggiore probabilità di fare un altro viaggio in Italia in futuro nonostante, in media, abbiano già fatto un numero maggiore di viaggi in Italia. Tendono, inoltre, a soggiornare più a lungo, a visitare maggiormente le regioni meridionali e a partecipare meno ad attività considerabili da turismo di massa, come quelle attività enogastronomiche. Questo molto probabilmente a causa della loro familiarità con la cultura italiana che non crea, quindi, un desiderio per determinate attività che già fanno parte della loro vita quotidiana. Di seguito i valori, espressi dal punto di vista del segmento Italo Americano:
Inoltre, la significatività del test ANOVA implementato per verificare l’esistenza di un effetto di moderazione dell’italodiscendenza ha mostrato come questa sia in grado di moderare l’effetto che il numero di viaggi svolti in Italia ha sulla durata del soggiorno considerato. Nello specifico, gli Italo Americani tendono a stare più a lungo durante il loro primo viaggio (24 giorni > 14 giorni) e dal quarto in poi (16g giorni > 14 giorni), mentre tendono a restare meno durante il secondo e il terzo viaggio (15 giorni < 17 giorni) in confronto ai loro connazionali non italodiscendenti.
Successivamente, attraverso una Cluster Analysis con lo scopo di verificare l’esistenza di sottogruppi, il campione è stato suddiviso in quattro clusters. Le variabili inserite nell’analisi, 7, erano il risultato di due precedenti Factor Analysis implementate per ridurre le 8 variabili riguardanti lo scopo del viaggio e le 7 variabili riguardanti i tratti della personalità del rispondente. Dopo la profilazione dei cluster, solamente uno si è rivelato a prevalenza di intervistati italo-discendenti, i quali presentavano caratteristiche più sostenibili come, ad esempio, una maggiore tendenza a visitare aree rurali, una maggiore propensione a voler imparare l’italiano e, infine, una maggiore sostenibilità nelle abitudini personali sia quotidiane che durante i viaggi. La concentrazione delle caratteristiche appena elencate nel cluster a prevalenza italodiscendente conferma i risultati ottenuti nella letteratura esistente sui turisti delle radici, secondo la quale proprio i turisti delle radici presentano abitudini e attività svolte a destinazione più sostenibili. Per quanto riguarda gli altri cluster, tutti a prevalenza non italodiscendente, di seguito una tabella riassuntiva:
Le ultime analisi realizzate sul campione sono state 3 regressioni. La prima, una regressione lineare multipla, ha rivelato come l’italo-discendenza non abbia influenzato significativamente le spese totali pro capite. Nonostante ciò, se considerato il campione suddiviso nei cluster, il test ANOVA ha rivelato, invece, come l’italodiscendenza abbia un effetto moderatore sulla spesa giornaliera procapite all’interno dei cluster:
Come evidente dal grafico, gli italodiscendenti nei cluster 2 e 3 (sustainable tourists e mass tourists) tendono a spendere di più rispetto ai non-italodiscendenti appartenenti allo stesso cluster (rispettivamente, una differenza di +$60 al giorno e +$110 al giorno) mentre gli italodiscendenti appartenenti ai cluster 1 e 4 (relaxation seeker e social media addict) tendono a spendere meno rispetto ai non-italodiscendenti appartenenti allo stesso cluster (rispettivamente, una differenza di $70 al giorno e -$55 al giorno).
La seconda regressione, una regressione logistica ordinale, ha invece dimostrato la significatività dell’italodiscendenza sulla dichiarata disponibilità a pagare per un viaggio futuro in Italia: gli italo discendenti si sono dichiarati meno disposti a pagare, questo probabilmente a causa della maggiore frequenza con la quale tendono a visitare il nostro paese e della durata delle visite.
Infine, l’ultima regressione, una logistica multinomiale, è stata implementata per analizzare più nel
dettaglio il segmento italodiscendente e, nello specifico, per verificare quali fossero le condizioni che spingono (o che impediscono) a visitare i propri luoghi delle origini. La probabilità di aver visitato i luoghi d’origine della propria famiglia è positivamente correlata al grado di legame affettivo con l’Italia, al numero di viaggi svolti e alla vicinanza del più prossimo parente italiano: maggiore il grado di attaccamento affettivo, maggiore il numero di volte in cui il rispondente è stato in Italia e minore il grado di parentela con il discendente italiano, maggiore la probabilità di aver visitato i luoghi delle proprie origini. Nonostante ciò, il 99% dei rispondenti che non hanno mai visitato questi luoghi si è dichiarato disposto a tornare in Italia con lo scopo di visitare i propri luoghi d’origine.
I risultati della ricerca hanno dato origine a diverse implicazioni. Dal punto di vista accademico, lo studio dimostra esistenza di differenze comportamentali significative tra turisti statunitensi italo-discendenti e non italo-discendenti, suggerendo un nuovo modo di analisi dei turisti delle radici paragonandoli ai loro connazionali non-italodiscendenti per poter verificare l’esistenza di punti di contatto e differenze, quest’ultime da utilizzare per la realizzazione di proposte su misura. Dal punto di vista gestionale, il coinvolgimento dei vari stakeholders nella realizzazione di un piano nazionale coordinato o di linee guida condivise garantirebbe benefici a tutte le parti. Inoltre, le attività di marketing dovrebbero essere rafforzate con lo scopo di aumentare la consapevolezza delle attività dedicate ai turisti delle radici, considerando che il 67% degli italoamericani intervistati ha dichiarato di non essere a conoscenza di queste offerte.
Sebbene la ricerca fornisca spunti preziosi per la comprensione e lo studio del fenomeno analizzato, i suoi risultati potrebbero non essere generalizzabili ad altre popolazioni date le determinanti che hanno portato alla sua realizzazione, come la scelta degli Stati Uniti come target. Inoltre, un allargamento del campione potrebbe evidenziare ulteriori differenze le quali, a causa del limitato numero di rispondenti, potrebbero non essere state rilevate. Il presente studio fornisce spunti interessanti per ricerche future, che potrebbero replicare lo studio in altri Paesi per verificarne la possibilità di generalizzazione, oppure concentrarsi su un’area geografica più ridotta, verificando eventuali differenze a livello regionale. Inoltre, la ripetizione dello studio a distanza di qualche anno potrebbe evidenziare come variano i comportamenti dei turisti nel tempo e di quali comportamenti dipendano dalle generazioni e quali invece perdurano nel tempo.
In conclusione, tra i turisti statunitensi che hanno visitato il nostro paese dal 2022 al 2024 vi sono differenze di comportamento significative che dipendono dall’origine italiana del rispondente, dando vita a due gruppi di turisti che possono, in certe situazioni, essere trattati come a indipendenti. La comprensione del fenomeno del turismo delle radici risulterà essere sempre più rilevante data la crescente necessità di sviluppare un turismo più sostenibile e meno impattante per il paese ospitante, caratterstiche appartenenti “di natura” al turista delle radici.